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Un nuovo cammino nella continuità: il saluto di don Nino alla comunità parrocchiale

È trascorsa ormai una settimana dall'insediamento del nuovo parroco, don Nino Pangallo, nella nostra comunità parrocchiale del Santuario San Paolo alla Rotonda. La solenne concelebrazione, ha visto una numerosa partecipazione di fedeli, riuniti per accoglierlo con gioia e affetto. Durante la solenne concelebrazione che ha segnato ufficialmente l'inizio del suo ministero, don Nino ha rivolto un caloroso saluto alla comunità, con parole che esprimono speranza, impegno e apertura al dialogo rivolgendo anche la sua profonda riconoscenza verso i parroci che lo hanno preceduto.

Pubblichiamo di seguito il discorso integrale rivolto da don Nino alla comunità.


2 ottobre 2024

“Ti basta la mia Grazia nella tua debolezza si manifesta la mia forza” (2Cor 12,9). Queste parole dell'apostolo Paolo hanno accompagnato sempre il mio cammino vocazionale e il mio sacerdozio ed è con esse che saluto tutti voi. È proprio vero che la forza dinamica del Crocifisso-Risorto si manifesta nella nostra debolezza. Pregando nei luoghi della salvezza, in queste settimane vissute a Gerusalemme, si è fatto sempre più chiaro che portiamo un tesoro in vasi di creta. Ho pensato che solo ritornando dove tutto ha avuto inizio il nostro cammino insieme poteva ricentrarsi in Gesù. Desideravo consegnare al Signore, come i due discepoli di Emmaus, il lamento delle delusioni per ascoltare la Sua voce che riscalda il cuore, percepire la Sua presenza nello spezzare il pane, intraprendere un nuovo viaggio missionario nella notte. “Come una madre consola un figlio così io vi consolerò; in Gerusalemme sarete consolati. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore” (Is 66,13-14).

Ringrazio il Signore per questo dono straordinario di poter essere cristiano con voi, pastore in mezzo a voi. Ringrazio l'arcivescovo per la fiducia nell'affidarmi questa comunità così bella. Per lui e per la nostra Chiesa dobbiamo intensificare la nostra preghiera.

Avete camminato tanto seguendo Gesù sulle tracce di San Paolo. In questo tempo nel quale l’attenzione verso l'apostolo è intensa la sfida che ci attende è grande. Come imitare il suo stile di ricerca continua della luce, di annuncio, di edificazione ecclesiale? A queste domande cercheremo di rispondere insieme.

Questa comunità non nasce oggi ma ha una lunga storia. Mons. Gangemi ha speso tutte le sue energie per fare della Bellezza il canale di grazia per conoscere il Signore. Qui tutto parla di lui, del suo amore per Cristo, il più bello tra i figli dell’uomo.

In un testo poetico Mons Gangemi, gettando un ponte tra Oriente e Occidente, immagina il monaco iconografo che si addormenta non riuscendo a trovare i colori per scrivere icone:

“Aveva pregato a lungo nella sera: gli bruciava nel cuore il desiderio di rendere visibile l’Invisibile, di dare un volto alla Vergine Madre di Dio, di raffigurare i Beati perduti nel mare della gloria. Ma dove trovare i colori? Crucciato si addormentò. E scesero nella notte due Angeli: …

Quando il monaco si svegliò, riprese a pregare; ma girando lo sguardo verso la tavolozza, vide… Prese il pennello, lo intinse, stesi in ampie zone i puri colori che splendevano, brillavano in tutta la loro gioiosa pienezza. Le pareti della sua cella si slargarono; si animarono a poco a poco di figure: il Pantocratore sgranò i suoi occhi profondi, la Theotokos si ammantò di fulgori, i “somigliantissimi” parevano emergere da laghi di paradiso. La felicità lo travolse. Nello splendore di una meravigliosa sinfonia di colori, l’eternità della bellezza scese nel tempo, uscì fuori dalla cella, inondò di chiese, case, monasteri”[1].

Ecco cosa ci viene chiesto con la grazia di Dio… rendere visibile l’Invisibile.

San Paolo è apripista. Commentando l’opera di Berti che è posta davanti a questo Santuario Mons. Gangemi scrive:

“Paolo di Tarso è … un uragano... sconvolge e travolge mondo giudaico e mondo pagano…svigorisce formalismi e settarismi, smitizza tradizioni sorpassate e vecchie ideologie religiose, e trionfa su tutto con la violenza del Vangelo. È l’uragano selvaggio e celestiale, che vuole affratellare tutte le genti nell’unità dell’amore. È l’uragano furibondo e dolcissimo, che lotta per rifare un nuovo meraviglioso universo, per bruciare gli egoismi dei popoli in un vasto rogo di tenerezza e di carità. E’ l’uragano che grida: Charitas Christi urget nos!...L’artista immagina l’apostolo che, uscito dagli abissi della luce in cui Cristo lo aveva precipitato, balza fuori nella possanza del suo amore indomabile e universale. E lo raffigura nell’atto di scendere in campo, … con le uniche armi che gli offre il suo cuore: il fuoco e la croce che si fa spada fiammeggiante”[2].

Avete camminato per 25 anni insieme a don Giacomo, un presbitero capace di tessere relazioni intense, cariche di amicizia in Cristo. Egli ha condotto questa comunità con la generosità e la solarità che lo contraddistinguono. A lui il merito di aver dotato la parrocchia della Casa San Paolo e di altri locali. Da lui il dono soprattutto della edificazione della comunità.

 Avete camminato in questi appena due anni con don Simone. La sua è stata la presenza di un “soffio” come lui stesso ha detto in questi giorni. Con i suoi quarant’anni appena compiuti, ha dato a voi tutto sé stesso con la grande passione per la formazione. Non ha avuto neanche il tempo di abitare la canonica rinnovata che viene chiamato al delicato ruolo di accompagnare la formazione dei futuri presbiteri. Preghiamo per lui e affidiamo al Signore il suo ministero. Il Seminario è una grazia. In questi tre anni ho vissuto il dono di una bella fraternità sacerdotale con l’equipe formativa che non finirò mai di ringraziare. Abbiamo cercato di dare il meglio di noi stessi come abbiamo saputo e potuto fare. Auguri di cuore a te e alla nuova equipe formativa, un affettuoso saluto e un grazie a tutti i seminaristi, dono di Dio alla nostra chiesa. Non stanchiamoci di rinnovare ogni giorno il nostro “si” e di mettere in gioco tutto per conformarci a Cristo bel pastore. Buona strada direbbe don Angelo.

 Ora è il tempo di dare inizio ad una nuova tappa del cammino insieme. Se vi aspettavate un sacerdote giovane vi trovate un sessantaduenne. Abbiate pazienza! La comunità, d’altra parte, non è il parroco. Siamo tutti corresponsabili, particolarmente voi laici condividendo il dono del sacerdozio battesimale. La comunità si edifica insieme sulla pietra angolare che è Gesù. E noi non siamo esecutori di ordini ma discepoli chiamati a vivere nella carità, nella verità e nella libertà. Mi hanno molto aiutato alcune parole che don Italo scrisse in un momento delicato a Mons. Ferro. È il febbraio del 1962: “E’ facile trovare degli esecutori di ordini, che piegano subito la testa per una falsa concezione di obbedienza che deve essere invece ossequio ragionevole, e travolgono con sé i superiori. Né è simpatico passare per ribelli, per invadenti, quando si ha la sincera volontà di portare al superiore tutti gli elementi perché il suo giudizio sia per quanto possibile oggettivo”.

E d’altra parte San Paolo ha incrociato il volto luminoso di Stefano che muore e quello di Barnaba che lo ha catechizzato, lo ha immesso nell’apostolato ma poi si è separato da lui. La vita ecclesiale è un poliedro dice Papa Francesco. E la sinodalità non è ecclesialese ma stile concreto di ascolto, confronto, a volte scontro, ma sempre nella carità evangelica, pronti a fare un passo indietro e morire affinché Cristo prevalga, sempre cercando di seguire la propria coscienza, pronti a pagare di persona. I preti, diceva don Mazzolari, sanno morire.

 Ringrazio tutti coloro con i quali ho fatto un tratto di strada insieme e che mi hanno aiutato molto a crescere in questi anni: le parrocchie dove sono stato da Lazzaro a San Giorgio Martire. Non finirò mai abbastanza di ringraziare tutti voi. Siete stati un dono per me. Grazie alla mia famiglia, particolarmente a mia madre.

Ringrazio gli amici della Caritas come i fratelli cristiani di altre Chiese. Lavorare per i poveri della nostra terra è una grazia. Impegnarsi per l’unità non è diplomazia ma urgenza evangelica per essere oggi credibili nell’annuncio del Vangelo. La vostra amicizia è un dono per me.

Grazie agli amici del MEIC. Grazie alla fraternità diaconale. Spero possiate qui trovarvi a casa.

Grazie alle famiglie religiose, particolarmente alle Veroniche del Volto Santo. A due passi da noi il Padre ha operato e riposa. San Gaetano continua a ripeterci: “in tutto ciò che avviene Dio viene… il Tuo Volto Signore io cerco”.

Grazie alle autorità presenti, particolarmente al Sindaco. Fin da subito presento la necessità della riapertura del Parco Baden Powell!

Nel rispetto dei ruoli, toccati dal mistero e con le mani e i piedi immersi nella storia degli uomini, ci è chiesto di riconoscere i segni dei tempi e contribuire alla crescita della città dell’uomo. È il 12 aprile del 1948 (sono i giorni convulsi del referendum) e, all’inizio degli esercizi spirituali per la sua imminente ordinazione, don Italo annota: “Ai piedi di Gesù aprirò la mia anima alla gioia di quest’ora solenne della mia vita. Sento, però, forte il dovere di essere presente alla grande battaglia che si svolge in questi giorni in Italia... E a Gesù ho detto stamane che accettasse preghiere e sacrifici di questi giorni come mio povero contributo alla vittoria per l’avvento del suo Regno anche nella vita sociale, per cui migliaia di anime lottano indefessamente in Italia”.

Mi affido ai confratelli della zona Centro. Grazie a don Luigi vicario zonale. Con le vostre comunità sento già la vicinanza e l’amicizia. Grazie.

Cari amici di San Paolo, particolarmente voi operatori pastorali, impegnati nei diversi consigli, nelle associazioni ecclesiali e nei diversi ambiti della vita comunitaria, grazie. Fin da subito ho sentito che amate Gesù e questa comunità con amore evangelico. Questo è un dono.

Continuiamo a camminare insieme su questa strada cercando sempre di più di essere la sposa bella che va incontro a Cristo, il più bello tra i figli dell’uomo. Ascoltiamo l’invito del salmista: “Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio, dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; al re piacerà la tua bellezza. Egli è il tuo Signore: prostrati a lui” (Sal 44,11-12).

Maria, Madre di Consolazione, colmi il nostro cuore di speranza e ci dia forza per il cammino. E l’angelo custode possa fare bene il suo lavoro. Fiat.


[1] Testo riportato da Domenico Filocamo in Mνήμη. Il Ricordo. Le icone del Piccolo Museo San Paolo di Reggio Calabria, Reggio Calabria, Laruffa 2002, p.9.

[2] GANGEMI Mons. Francesco, La venuta di San Paolo a Reggio, Reggio Calabria, Officina Grafica 1998, pp.175-177.



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